“FOOD for THOUGHT” – di Giuliano Calza

Once Upon a TimeC’era una volta un giovane ragazzo poco convinto sul suo futuro professionale.

Finita l’Università il nostro ragazzo stava cercando di orientarsi nel difficile, ma non impossibile, mondo del lavoro. Come sempre accade nelle migliori favole questo nostro ragazzo, diventato ormai dottore grazie al disinteressato interessamento del solito zio d’America riesce finalmente ad entrare in una importantissima realtà multinazionale italiana.

Il nostro dottore comincia questa sua esperienza nella comprensione che il lavoro stanca e non avendo un particolare potenziale e tanto meno talenti da spendere, le uniche cose che riesce a raccogliere sono tristemente le peggiori pratiche.
In un attimo il nostro dottore impara quasi a memoria il manuale di ciò che va fatto per calpestare gli altri ed avere grande successo.
Questo libro di testo, diventa per lui un riferimento quasi mistico, una sorta di religione, impara giorno dopo giorno, posizione dopo posizione, incarico dopo incarico che l’unico modo reale per avere successo è quello di anteporre il proprio vantaggio al benessere, all’etica, alla morale, ed al rispetto.
Passano gli anni ed il nostro dottore diventa Direttore e come Direttore traffica, maneggia, si muove con grande abilità diplomatica, tiene prudentemente lontana la verità, è totalmente estranea la morale, si contorna di inetti yesmanisti, così facendo il nostro Direttore cresce, cresce, cresce, diventando Vice Presidente.
Il Vice Presidente però comincia ad avere qualche perplessità rispetto al reale scopo della sua vita e si rende conto che in realtà ciò che a lui importa è il facile e sicuro guadagno “la grana”.

Povero Vice Presidente tutto solo nel suo faraonico ufficio a pensare come guadagnare di più a discapito di qualcuno. Non c’è nulla che lui non possa fare: chiude stabilimenti, riduce organici, licenzia, caccia, trasferisce persone con il solo scopo di catturare le simpatie del suo capo e ottenere gratificazioni e miglioramenti contrattuali continui.
A questo punto qualcuno comincia però a pensare che tutto sommato il nostro Vice Presidente non lavora da solo ha una squadra, un team, dei compagni di viaggio che avvilendosi, annichilendosi, annientandosi, sopravvivendo con tavor e maalox, cercando di conquistare il fine settimana come fosse un benefit, sacrificando la famiglia e a volte distruggendola, come formichine laboriose si adoperano per il successo della squadra.

Il tempo passa ma il risultato sembra non cambiare. Il Vice Presidente fa tutto e il contrario di tutto senza controllo e senza ritegno, le persone lo odiano e lui pensa di essere amato, il suo team lo detesta e lui pensa di essere stimato, i pochi oserei dire coraggiosi arditi che cercano di trasferirgli pensiero libero o laterale non condizionato vengono pubblicamente devastati, offesi, maltrattati ed in molti casi “risolti”.
Il nostro Vice Presidente è ormai prossimo ad un livello di autostima paragonabile a quello di Napoleone prima di Waterloo pensa di potere tutto pensa di meritare tutto pensa di avere contenuti da lasciare ai posteri.

Una mattina succede l’irreparabile il Vice Presidente si accorge che anche le persone più fidate lo evitano, lo criticano e soprattutto lo abbandonano.
Preso dal nervosismo il Vice Presidente commette errori gravi consequenziali come se uno ne attirasse un altro prova a giustificarsi scaricando sugli altri o in alcuni casi non ritiene neanche di doversi giustificare.
Morale della storia è che a qualunque Vice Presidente si chieda se si stia parlando di lui la risposta sarà sempre la stessa “…..IO ?!!” Ma se faccio della centralità dell’uomo l’assioma portante e cardine della mia vita professionale e personale, ti stai sbagliando! Ciò che leggo si riferisce certamente a qualcun altro..”

Questo breve racconto vuole essere una provocazione perché tutti coloro che pensano di riconoscersi in uno dei ruoli, attivo o passivo, devono prendersi del tempo per riflettere se stanno producendo o disperdendo energia vitale.

CONCLUSIONI
– Viviamo per lavorare?
– Lavoriamo per vivere?
– Go and get or go and give?
– Esiste la meritocrazia?
– Fa carriera chi è più bravo o chi è più scaltro?

di Giuliano Calza
Presidente AIDP Gruppo Regionale Marche

Giuliano Calza

(Ogni riferimento a persone e fatti realmente accaduti è puramente casuale)

5 pensieri su ““FOOD for THOUGHT” – di Giuliano Calza

  1. Nella mia lunga carriera professionale di questi “Vice Presidenti” ne ho conosciuti abbastanza e devo dire che è’ la sventura più grossa che possa capitare. Ma, proprio perché non sono una dal “si” facile, gli scontri, i contrasti sono serviti a forgiate il mio carattere, a far valere le mie idee sempre e con chiunque. Ci sono due modi per lavorare: dire sempre “si, perfetto, mi sembra un’ottima idea”, oppure avere le palle e la preparazione per dire “non sono d’accordo”. In entrambi i casi si possono ottenere buoni risultati.
    Vivevo per lavorare, adesso lavoro per piacere. Rubavo il lavoro, adesso cedo con piacere la mia esperienza. Fa carriera chi è’ bravo e scaltro, ma credo che aggiornamento e formazione facciano la differenza.

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  2. Ciascun Manager deve avere l’umiltà di mettere la sua autostima alla prova. Dei risultati in primis ed anche delle sue risorse umane. E dico tutte le risorse umane, non solo quelle più prossime, che spesso possono anche essere degli yes men. Solo così si evitano un isolamento che rischia di montare verso un’autostima eccessiva. Ma siamo sereni perchè le stesse dinamiche succedono anche a quei pochi reali ancora in essere e, perchè no, allo stesso Pontefice. Il potere deve ascoltare, altrimenti anche i manager, nel loro ambito, rischiano grosso.

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    1. Ciao Gianni,
      scusami per il ritardo nella mia risposta ,ma business first vale anche per me.
      Cmq condivido i tuoi commenti e ti consiglio , se non lo avessi già letto, un libro innovativo che democratizza ed allinea il concetto di leadership .
      Charlene Li : OPEN LEADERSHIP
      buona lettura

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  3. Come afferma Jack Zengher nella sua ultima ricerca che è’ stata da poco presentata a Milano un buon manager deve concentrarsi sui punti di forza e non perdere tempo ed energie per correggere i punti di debolezza.
    Zengher sostiene che la leadership poggia su 5 pilastri:
    – orientamento ai risultati
    – catalizzatore di orientamento
    – carattere
    – abilità interpersonali
    – capacità personale
    Ma per essere un “super manager” ci vuole onesta’ e integrità.

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