“PRIMO VIOLINO CONCERTATORE” – di Giuliano Calza

Ph Wilson Santinelli
Foto di Wilson Santinelli

La scorsa settimana mi sono trovato ad assistere, in occasione della cerimonia per il ritiro di un premio, ad una magnifica performance musicale eseguita dall’ Orchestra Filarmonica Marchigiana.

L’orchestra quella sera ha eseguito brani di Vivaldi e di Mozart, il risultato è stato eccellente, il pubblico ha gradito moltissimo ed anche per me è stato un ascolto molto piacevole che non provavo da tempo.

Tutta questa premessa perché alla fine della performance musicale ho realizzato che l’orchestra non aveva un Maestro, ossia diversamente da ciò che ero abituato a vedere in un contesto di quel tipo, mancava il classico “uomo in frac” che dando le spalle al pubblico agita una bacchetta, che alle volte sembra magica, e dalla quale i musicisti traggono ispirazione ed indicazione.

Incredibilmente avevo assistito ad un concerto senza il suo Maestro.

Eppure le varie sezioni, fiati, timbri, archi sembrava che fossero in totale armonia e l’esecuzione dei brani in questo caso specifico proveniva da una sorta di auto gestione dove tutti per professionalità, esercizio, o abitudine erano in grado di entrare nel brano esattamente al punto giusto, interpretando la melodia e conferendole originalità, senza qualcuno che indicasse loro come fare.

Alla fine della serata la mia curiosità su come questo fosse potuto accadere mi ha spinto, con la faccia tosta che da sempre mi contraddistingue a fermare il Direttore della Filarmonica per chiedere spiegazioni e la mia domanda per l’esattezza è stata, dopo i complimenti di rito sulla splendida esecuzione:,”… ma come è potuto accadere senza la tradizionale guida, del Maestro d’orchestra, che i singoli elementi e le sezioni interpretassero il brano come se invece ci fosse in realtà qualcuno a guidarle?…”

Il Direttore con grande semplicità e competenza mi ha spiegato in pochi minuti che in realtà il Maestro d’orchestra non sempre è necessario, soprattutto quando nell’orchestra stessa esistono dei ruoli di riferimento che all’occorrenza, solo all’occorrenza, sono in grado di indirizzare l’intero gruppo verso una melodia, un tono, una diversa modalità di esecuzione.

Questi ruoli mi sono stati spiegati ed ho capito che, per esempio, il primo violino è tra questi forse il più importante c’è poi quello della prima viola e ultimo ma non ultimo il ruolo del violino di spalla.

Ora questi musicisti, mi spiegava sempre il Direttore, sono quelli che con un movimento impercettibile dal pubblico ma assolutamente chiaro per l’orchestra hanno la capacità di avviare, recuperare, o indirizzare la corretta esecuzione, l’intervento dei singoli musicisti e le variazioni della melodia.

Ed ecco dunque la riflessione: per molti anni mi è stato insegnato dall’ortodossia manageriale che un’orchestra senza il suo Maestro è come una auto senza conducente, che il buon risultato di un’orchestra è profondamente collegato alle capacità del suo Maestro.

Non è vero, ho compreso infatti che è solo grazie all’affiatamento ed al senso di squadra che alcuni ruoli come il primo violino concertatore possono dirigere la melodia appoggiandosi ad altre figure di rilievo come il primo violino o il violino di spalla per guidare l’intero gruppo.

Per deformazione professionale ho immediatamente rapportato questa modalità al contesto aziendale.

Siamo abituati ad un modello organizzativo di azienda strutturato in modo gerarchico, fondato ed indispensabilmente collegato alla figura di una guida, amministratore, direttore.

La riflessione che a me è nata spontanea e che voglio condividere con voi è la seguente: siamo sicuri che per ottenere un risultato eccellente sia necessario avere qualcuno a muovere la bacchetta indicando il percorso, oppure non sarebbe meglio forse ampliare l’uso della delega stimolare la presa di decisione incentivare la responsabilità individuale insomma rendere l’orchestra autonoma?

Perché nel modello aziendale non si riesce a ripetere l’approccio del primo violino concertatore inteso come un riconoscimento di professionalità al migliore degli esecutori e una sottintesa leadership di questo coadiuvato ovviamente da altri professionisti di uguale spessore che intervengono nella direzione del gruppo solo nei momenti cruciali o necessari, lasciando al gruppo stesso mediante un’esecuzione al massimo delle possibilità di ciascuno

Insomma nessuna costrizione, limite o imposizione solo un subliminale indirizzo.

La domanda finale dunque è: vogliamo un Direttore d’orchestra o un primo violino concertatore?

Grazie a tutti buone feste.

Di Giuliano Calza
Presidente AIDP Gruppo Regionale Marche

Giuliano Calza

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